Under the auspices of the Secretary General of the Council of Europe, Ms Marija Pejčinović Burić
Under the auspices of the Secretary General of the Council of Europe, Ms Marija Pejčinović Burić

Redazione

L’impegno per i Diritti Umani non può arrestarsi

Le terribili notizie dell’ultimo anno e mezzo, pervenute dal contesto internazionale, tra cui lo scoppio di una violenta guerra in Ucraina e la repressione di numerosi gruppi di attiviste iraniane, sono, purtroppo, la migliore dimostrazione dell’importanza dello studio dei Diritti Umani e della diffusione della loro tradizione, la cui tutela è garantita, in Europa, dai Giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, custodi ei Diritti sanciti nella Convenzione EDU.
Infatti, sin dagli albori, ossia sin dalla seconda metà del secolo scorso, la Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali (1950) ha esercitato un impatto tanto dirompente quanto, al contempo, silenzioso nel nostro Ordinamento giuridico.
In effetti, a ben vedere, della stessa non ne parlano spesso i mass media, né viene percepita la sua assenza nei luoghi ove la Convenzione EDU potrebbe risultare appetibile ed interessante.
Persino la maggioranza dei giuristi del secolo scorso, pur avendo avuto la possibilità di confrontarsi con la medesima, ancora metaforicamente “in fasce”, ha preferito ignorarla e disconoscerne il valore, tanto da chiedersi legittimamente il perché di tanto astio.
Eppure, e ne va assolutamente dato atto, dalla stessa Convenzione sono scaturiti terremoti giuridici le cui “scosse” sono immediatamente apprezzabili in termini di impatto ed effetti sull’ordinamento interno.
Si pensi alla nascita della cd. “Legge Pinto” (Legge n. 89/2001), concepita per arginare l’aumento dei costi derivanti dalla corretta applicazione, interna ed internazionale, dell’art. 6, par. 1 della CEDU, con un iniziale boom di richieste di risarcimento del danno, contro il Ministero della Giustizia ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze, per l’eccessiva durata dei processi civili, penali ed amministrativi in Italia. Già questo è sufficiente a rendere l’idea dell’enorme ruolo ricoperto dalla Convenzione EDU nei sistemi giuridici interni, essendo in grado, da sola, di cambiare intere tradizioni e culture.
Purtroppo, si diceva, tale ruolo di primaria importanza non è stato inizialmente né compreso, né tantomeno favorito dalle istituzioni degli Stati aderenti alla CEDU.
Quanto innanzi, poiché le Alte Parti contraenti – ergo gli Stati aderenti alla predetta Convenzione – non hanno affatto profuso uno sforzo comune per la piena affermazione della Convenzione EDU e della Corte “guardiana del suo rispetto”.
Una spinta propulsiva decisiva, invece, va imputata ai singoli individui, cittadini degli Stati membri del Consiglio d’Europa, che nella stessa Convenzione EDU hanno scoperto la possibilità di poter essere maggiormente tutelati dai frequenti soprusi delle amministrazioni statali.
Proprio per la sua funzione di garanzia, la Convenzione EDU, grazie alla copiosa produzione giurisprudenziale della Corte EDU, ha goduto negli anni passati di una crescente popolarità e di un prestigio quasi sconosciuto, per non dire completamente ignoto, ad altre corti sovranazionali, a prescindere dalla funzione svolta.
Come mai tanto successo? Perché proprio la CEDU? Soprattutto, come continuare questo virtuoso trend? Domande semplici, risposte complesse. Limitiamoci ad una breve considerazione per ciascuno dei quesiti appena posti, dato che, forse, potrebbero aiutarci a comprendere le ragioni di un simile exploit.
Partendo dalla prima, occorre ribadire, come innanzi esposto, che la Convenzione e la Corte EDU sono rivolte ai cittadini, fregiandosi del delicato ruolo di garanti della libertà individuale.
Le più importanti pronunce della Corte EDU hanno, di volta in volta, rivoluzionato le tutele interne negli ordinamenti dei singoli Stati, costringendoli ad adoperarsi per un reale adeguamento ai nuovi principi.
Per rispondere alla seconda domanda, sia sufficiente osservare i contenuti della Convenzione stessa, ricca di garanzie minime, tutele, foriera di innovazioni con pochi eguali al mondo in materia di diritti umani: dalle questioni più delicate, quale ad esempio è la libertà personale, alle più spinose ed affannose, come è da sempre l’amministrazione della giustizia.
Incidendo realmente ed efficacemente su tali aspetti, la Corte EDU ha acquisito una popolarità senza precedenti, pur con degli arresti giurisprudenziali e delle pronunce difficilmente comprensibili.
In effetti, come Corte di “istanza eccezionale” (MAI di ultima istanza), un eccessivo formalismo, legato all’importante e crescente numero dei ricorsi, ne ha minato il funzionamento e, di conseguenza, ne ha ridotto l’efficienza.
In ogni caso, come visto, non si tratta affatto di un’entità astratta e priva di efficacia nelle vite dei singoli, anzi, talvolta la Convenzione e la Corte EDU sono gli unici baluardi avverso le angherie delle amministrazioni interne.
Detto questo, passando all’ultimo quesito, come continuare questo trend?
Con la formazione dei professionisti di settore, coinvolgendo le giovani leve ed arricchendo il patrimonio culturale dei giuristi già affermati, insistendo sulla necessità di un aggiornamento continuo e propositivo, scoprendo in ogni momento le nuove possibilità di tutela che l’attualità consente e quasi “obbliga” ad analizzare.
Questo, sicuramente, è l’obiettivo di DUit, alla quale è stato meritoriamente riconosciuto di aver avviato un percorso virtuoso ed avventuroso, finalizzato all’esplorazione della Convenzione Europea.
Un tale obiettivo, però, non lo si costruisce solo on line, essendo la formazione “in presenza” il metodo privilegiato da utilizzare per raggiungere i traguardi sinora descritti.
Pertanto, dal 24 luglio al 6 agosto 2023, con l’ovvia e doverosa scelta della sede di Strasburgo, nella meravigliosa cornice dell’Istituto Italiano di Cultura, tale impegno prosegue con la 14esima edizione del “Corso Robert Schuman”, faro del diritto internazionale in Italia e all’Estero.
Per l’occasione, si ribadirà lo sforzo già profuso nelle precedenti edizioni, volto alla crescita e al perfezionamento degli operatori di settore, con la consapevolezza che, senza le giuste competenze, la Convenzione EDU, a causa dell’oscurantismo delle Alte Parti contraenti, sarebbe rimasta una bella idea in un mare di delusioni.
Tocca mobilitarsi, quindi, ancora una volta, per la effettiva realizzazione di un vero e proprio esercito di professionisti per la tutela dei Diritti Umani, in grado di mantenere ed aumentare il prestigio della Convenzione e della Corte EDU, affinché accresca ulteriormente il suo ruolo di garanzia.
Coraggio!

Avv. Giovanni Romano
(Fondatore del Corso Robert Schuman)